Verso la metà del IV millennio a.C., la Mesopotamia meridionale fu invasa da un popolo di stirpe sconosciuta e proveniente probabilmente dal nord. Erano i sumeri che invece di dedicarsi alla pastorizia itinerante praticavano l’agricoltura. L’impulso dato da queste genti sedentarie alla crescita delle comunità portò al potenziamento dei villaggi che, unificandosi attorno ad una struttura templare, si trasformarono in città-stato (come Ur, Uruk, Umma, Lagash), poste sulla riva dei fiumi Tigri e Eufrate o dei canali che li collegano. Durante i secoli del cosiddetto periodo protodinastico (2800-2500 a.C.) le città sumere furono spesso in lotta tra loro e combatterono aspramente con quelle fondate più a nord dagli accadi, un popolo di origine semitica stabilito da secoli nella regione. Verso la metà del III millennio Lugalzagesi, signore di Umma, riuscì ad unificare per breve tempo le città sumere e accadiche, creando il "primo impero sumerico"; egli non fu però in grado di produrre le strutture politiche e amministrative capaci di tenere in piedi uno vasto organismo statale, né di garantirne la sopravvivenza. Di questa debolezza approfittarono gli accadi che, sotto la guida del leggendario Sargon il Grande di Kish, diedero vita, nel 2350 a.C., all’impero accadico. Alla metà del XXI sec. a.C. riuscì a prendere il sopravvento la città di Ur ("secondo impero sumerico"), che per un secolo tenne unita la regione mesopotamica. Esso venne però messo in crisi dalla penetrazione in Mesopotamia di popolazioni semitiche seminomadi, le cui peregrinazioni sono tramandate anche dalla tradizione biblica riguardante i Patriarchi. Dal paese di Amurru, nel Libano, giunsero gli amorrei (più tardi conosciuti come babilonesi) che, dopo lunghe lotte che dissolsero l’unità sumera, riuscirono a stabilirsi a Babilonia. Il primo impero babilonese, per quanto limitato nel tempo (1793-1595 a.C.) trasformò completamente la vita politica e sociale della Mesopotamia. Dal 1795 al 1750 a.C., regnò su Babilonia Hammurabi, un sovrano di stirpe amorrita, che si preoccupò di creare uno stato efficiente ed equilibrato. A questo scopo promulgò un codice di leggi, il cosiddetto Codice di Hammurabi, e instaurò nel paese l’unità religiosa con il culto del dio Marduk. Con i suoi successori, misteriosamente, le città della Mesopotamia meridionale vennero abbandonate, forse per una catastrofe ecologica, e rimasero deserte per molti secoli. La dinastia amorrita continuò comunque a regnare sulla Mesopotamia meridionale fino alla metà del XVI sec. quando dovette affrontare le invasioni di popoli indoeuropei come i cassiti (infiltrati dall’Iran) e gli ittiti, resi quasi invincibili dall’uso del cavallo e dalla padronanza della tecnologia del ferro. Dopo una breve scorreria ittita, che devastò Babilonia nel 1531, il potere fu assunto dai cassiti che, perfettamente integrati nella cultura sumero-babilonese, rimasero nel paese per quattro secoli. Toccherà agli assiri riunire, verso il 1100 a.C., tutta la Mesopotamia in un unico vasto impero che si protrarrà, con la forza delle armi, fino al 612 a.C., quando la riscossa dei babilonesi darà vita a un breve secondo impero che sopravviverà meno di cento anni.